Titolo relazione
Fosso Riancoli
Data dell'attivitàDa
     a
Regione/ComuneLazio - Collalto Sabino
Grotta(e)
Partecipanti
Allegati
Materiale utilizzato
Testo relazioneDomenica 12 giugno. Finalmente partiamo per il Fosso Riancoli. Uscita sospirata per il clima instabile delle ultime settimane; dopo diversi giorni di pioggia inutile pensare che la portata d' acqua sia poca, non resta altro che sperare in una bella giornata.
La mattina non si preannuncia delle migliori: il cielo è coperto, ci sono già le prime defezioni. Ma noi siamo determinati e rimaniamo saldi al nostro programma. Le previsioni danno tempo incerto, a tratti schiarite... ci aggrappiamo a questo e rimandiamo la decisione a posto raggiunto.
Scrutando il cielo partiamo per la nostra forra. Direzione Carsoli (Collalto Sabino), tra i monti Carseolani, alle pendici dei monti Cervia e San Giovanni. Questo tratto di Appennino Centrale si trova nel bel mezzo della Riserva Naturale Navegna/Cervia, rilievi generati da antichi movimenti tettonici a fasi alterne, ora compressive, ora distensive, che ne hanno generato spaccature, valli e bacini sedimentari. I corsi d' acqua, penetrando tra gli anfratti, hanno finito con il modellare l' ambiente, poi l' uomo ha creato dei bacini artificiali per sfruttarne la forza idrica: così nascono il lago del Turano e il lago del Salto.
Parcheggiamo in prossimità di un tornante, sulla strada che va a Collalto Sabino. Ripartiamo lasciando un' auto lì per fare da navetta.
Continuiamo verso il paese, seguiamo la direzione di Collegiove, superato l' incrocio con Nespolo. Arriviamo ad un ponte e percorsi 100 m troviamo a sinistra una strada sterrata. Lasciamo la seconda macchina, constatiamo che non siamo i soli (questo ci consola, non siamo gli unici pazzi).
Inizia il nostro percorso, un sentiero inselvatichito immerso in una natura rigogliosa, silenziosa... solo il rumore dello scorrere del ruscello rompe il silenzio.
Arriviamo nei pressi di un' antica mola: la Mola Tra Le Vele. Attraversiamo ciò che resta, le sterpaglie ne divorano lo scheletro. A terra una ruota di pietra, intatta! Mi colpisce che il buco sia tappato da rami, tronchetti che sembrano pressati. Forse qualcuno si è preso la briga di tapparlo onde evitare che vi si inciampi e si cada... O forse sono solo mie fantasie!
Ecco che incrociamo il ruscello alla nostra sinistra. L' acqua è bassa, c' è molta vegetazione che cresce sulle rocce che spuntano tra le acque, che rendono il cammino dell' acqua movimentato.... purtroppo c' è anche tanta spuma, troppe lavatrici, ed è davvero un peccato! Senza indugi lasciamo le sponde e ci buttiamo nel ruscello, l' acqua ci arriva ai polpacci: stiamo dentro al Rio Ricetto, lontano ancora nell' aspetto al canyon che tutti conoscono.
Nasce dal monte Arringo ( 1080 m.), scorre per circa 10 km e sfocia a destra nel fiume Turano. Comunemente chiamato Fosso Riancoli, si snoda tra il canyon che si forma tra due monti, sagomando la gola con le sue acque impetuose.
Di tanto in tanto ci lasciamo trascinare dalla corrente, man mano che si va avanti il livello dell' acqua si alza, ci divertiamo a scivolare sui massi bagnati, incontrando numerose cascatelle e piccoli toboga. L' acqua è freddina, ma siamo ben equipaggiati: muta da 5 mm, guanti e calzari. È così per circa un' oretta; le dimensioni delle cascate pian piano cominciano ad aumentare sempre di più, come anche la corrente.
Continuiamo proseguendo fra pozze d' acqua più ampie e profonde, la vegetazione soccombe gradualmente all' impeto delle acque. Il paesaggio si trasforma, il Rio diventa un torrente impetuoso. Ormai non stiamo più galleggiando, gli scivoli d' acqua scorrono veloci tra le rocce tondeggianti, i toboga si allungano e ci si comincia ad immergere dopo i vari scivoli. Alcuni saltini li superiamo in disarrampicata, tra le rocce e i rami, altri li aggiriamo entrando appena nel bosco per evitare toboga troppo violenti. Il primo salto che troviamo armato è una calata di circa tre metri, due fittoni in alto sulla destra ci permettono di fare una calata pulita ed in sicurezza. Salto tuffabile.
La portata d' acqua è abbondante.
Si prosegue con piccoli scivoli e laghetti. Il secondo salto lo superiamo con un armo naturale, un grosso masso sporgente sulla sinistra in alto. L' ambiente è ormai mutato, entrati nel tratto inforrato, intorno a noi rocce imponenti, lisce, lo scroscio delle acque abbondanti che scolpiscono la pietra.
Arriviamo ad un salto con catena a destra: questi salti sono più o meno tutti tuffabili, ma la portata d' acqua e la corrente sono troppo imponenti per buttarsi senza riflettere, scegliamo quindi di progredire in sicurezza.
Segue un salto che superiamo a toboga, l' acqua è alta e ci tuffiamo senza indugi. Da qui troviamo un lungo lago che porta nel tratto più inforrato. Ci troviamo di fronte ad un salto di 9 m, armato a sinistra con fittoni per un mancorrente che useremo per la longe e una catena per la calata. Ci sono anche due attacchi a destra, ma sono da armare. Alla base del Salto c' è uno sgrottamento, pieno di rami accatastati. Si attraversa la vasca tenendo la sinistra per arrivare ad un altro salto di 8 metri.
La corrente è molto forte, ci aiutiamo l'un l' altro stando attenti a rimanere più vicini possibile alla sponda. Si sale su un masso scivoloso, a sinistra c' è la catena. Un piccolo salto. Si raggiunge un altro salto armato con fittoni sulla sinistra. Costeggiano la pozza attaccati al lato sinistro e troviamo un altro salto non molto alto, armato a sinistra con due fittoni ma particolarmente insidioso.
Il getto d' acqua, la corrente, alcuni massi sul fondale creano vortici e pericolosi mulinelli. Solo una forte spinta di reni (tenendosi la corda legata all' imbraco) permette di superare l' ostacolo, portandoci al di là del vortice. L' unico ad averne la forza, il nostro Alessandro, che superato l' impeto dell' acqua, si piantona in un punto dove si tocca. Lo seguiamo, una volta discesi, aggrappandoci alla corda a mò di teleferica. Spompati ci accostiamo alla sponda e riprendiamo fiato, sopra un masso scivoloso che delimita il laghetto preparandoci ad un altro salto. Facciamo la nostra ultima calata e ci portiamo all' ultimo lago.
Uscendo dal tratto informato, ritroviamo e riconosciamo il nostro Rio Ricetto, che placido continua il suo percorso immerso di nuovo nel verde, ignari delle sue trasformazioni. Cerchiamo con lo sguardo il sentiero che si trova alla nostra sinistra, a tratti lo troviamo per poi riperderlo per via della fitta vegetazione. Decidiamo di proseguire lungo il Rio arrivando fino ad un ponte che segna la fine della nostra avventura. Usciti dal fiume e dal sentiero ci troviamo in strada, svoltiamo a sinistra e salendo all' altezza del primo tornante ritroviamo la macchina che ci aspetta.
Siamo partiti in quattro, abbiamo affrontato un percorso piuttosto impegnativo per via della porta d' acqua. Tempo impiegato 5 ore e mezza, avendo scelto di scendere tutti saldi su corda. La giornata alla fine ci ha premiati nonostante le previsioni, ma la montagna ci ha comunque chiesto pegno: un telecomando da polso per videocamera, un otto e una corda...
...ne usciamo in ogni caso vittoriosi e soddisfatti.
( consiglio importante: non andare mai con materiale risicato!! )

Creata da: m.carelli 03-07-2016 20:13:47     Ultima modifica: m.carelli 04-07-2016 17:43:29