Titolo relazione
Tomba del Belagaio
Data dell'attivitàDa
     a
Regione/ComuneToscana - Roccastrada
Grotta(e)
Partecipanti
Allegati

ANTEPRIMA
Materiale utilizzato
Testo relazione

Data: 03 ottobre 2021


Avvicinamento: Si parcheggia su una traversa della strada sterrata del Belagaio, in corrispondenza di una sbarra. Passata la sbarra si prosegue per una ventina di metri sulla sterrata per poi lasciarla sulla sinistra in corrispondenza di un segno con nastro bianco-rosso. Si prosegue in discesa nel bosco misto (lecci e pini molto resinosi), piegando leggermente a destra per circa 200 m. In corrispondenza di un grosso tronco caduto e semi-tagliato si segue una traccia che conduce all’incrocio di due mulattiere. Si percorre quella che scende sulla destra per altri 200 m fino ad incontrare un ometto di pietre sulla sinistra. Qui si scende una ripida traccia (segnata da bolli rossi sugli alberi) che in un centinaio di m porta all’ingresso della grotta, circondato da una staccionata (di dubbia utilità in un posto così sperduto).


Era da un po’ che l’esigenza di tornare a respirare aria di grotta dopo la sofferta pausa pandemica si faceva sempre più forte. Così, quando Piero ha proposto questa due giorni in Maremma non c’è stata esitazione. Partiamo nel pomeriggio di sabato da Roma ed arriviamo giusto all’ora del campari a Scalvaia, dove ci accolgono i Carli (Carla Galeazzi e Carlo Germani) nella Casa del Popolo, pardon, Circolo ARCI che gestiscono nel borgo di 40 anime nel cuore dell’entroterra maremmano. Dopo qualche chiacchiera e un macchiatino, versione locale dell’ormai onnipresente spritz, ci salutiamo con la promessa di rivederci qui a dicembre, in occasione della presentazione del nuovo libro di Dino. Quando uno stomaco speleo è stato aperto non si può lasciare l’opera a metà e dunque eccoci attraversare i vicoli segnati dalle tracce della Palla eh! per essere accolti, sfamati e dissetati dall’eccellente trattoria La Capanna (tel 0577759059). Un avvertimento: se siete astemi queste contrade non fan per voi.

L’indomani ci si ritrova ai piedi del castello del Belagaio per raggiungere la grotta. Cerimonia della vestizione: l’imbrago calza ancora a pennello ma la luce del casco non ne vuol sapere di accendersi. Eppure l’avevo provata a casa solo pochi giorni prima, porco cinghiale! Per fortuna l’avaria è limitata al solo pacco batterie ed ho con me il pacco stilo d’emergenza. Entriamo e raggiungiamo rapidamente il primo pozzo, dove Margherita ci saluta per dirigersi ai canaloni del Farma. Il pozzo è ampio e ornato da belle colate bianche. Segue un’ampia sala sfondata in più punti attraverso i quali il pozzo prosegue per altri 10 m circa. Dopo qualche foto e un caffè verde, ignoriamo gli sfondamenti e proseguiamo disarrampicando un saltino che porta ad un breve meandro. Si scende quindi un pozzetto, uno scivolo e un ulteriore pozzetto. Qui la morfologia della grotta cambia completamente e si percorre un’ampia galleria riccamente concrezionata e dal pavimento fangoso (per fortuna in questo periodo asciutto). Le concrezioni sulle pareti mostrano che in una fase precedente la galleria era allagata con un livello medio dell’acqua tra 1,5 e 2 m dal fondo attuale. Le concrezioni mostrano anche diversi segni di dislocazioni dovute ad attività tettonica non recente. Dopo una cinquantina di metri la galleria devia a gomito sulla destra. Qui la turbolenza delle correnti d’aria ha creato sulla volta uno spettacolare e rarissimo intreccio di eccentriche, ancora in formazione. E’ il punto più bello della grotta, nonché uno dei fenomeni più bizzarri che mi sia capitato di incontrare sottoterra. Purtroppo, il tempo e l’attrezzatura a disposizione consentono solo qualche foto-ricordo. Torneremo meglio equipaggiati. La galleria prosegue sempre larga per concludersi su un salone finale caratterizzato da vaschette al suolo e stalagmiti e colonne candide alte diversi metri. Da qui parte uno stretto cunicolo che diviene
presto intransitabile. L’ampiezza della galleria di fondo e l’accumulo di spessi livelli di fango (indice di antiche importanti piene) fanno ipotizzare che questa parte della grotta sia un relitto di un sistema più ampio e la circolazione d’aria nella galleria lascia sperare nella presenza di interessanti prosecuzioni. Insomma, c
ome posto per rimetter piede in grotta dopo tanto tempo non c’è male.

Alla prossima!


Note tecniche: praticamente tutti gli armi della grotta sono spit (portare placchette con bulloni). Il primo pozzo (circa P20 fino alla sala sottostante) si può armare in vari modi, nel nostro caso corrimano+coniglio+frazionamento subito sotto. Occhio! Senza frazionamento la corda struscia su una gobba della parete circa a metà del pozzo. Alternativamente, sono presenti due attacchi per anelli molto in alto sul soffitto. Il pozzetto successivo (P4) è disarrampicabile. E’ presente una corda fissa con nodi per aiutarsi ma risulta lesionata e non l’abbiamo usata. Sarebbe bene portarsi una corda per sostituirla la prossima volta. Segue un P6 per il cui corrimano di partenza gli armi scarseggiano. Piero ha piantato uno spit. Subito dopo il P6 si prosegue con uno scivolo che termina su un P4 (armo su naturale). Per lo scivolo ed il P4 si può usare la stessa corda del P6 ma vanno sistemati nuovi armi perché così la corda tocca orrendamente ovunque. Stavolta abbiamo sceso lo scivolo cercando di disarrampicare il più possibile.


Radioattività: trascurabile (gamma: 0,03 microSv/h; beta+gamma: 0,07 microSv/h)

Circolazione d’aria: Assente nella parte verticale della grotta. In diversi punti della galleria nella parte inferiore della grotta si apprezzano correnti d’aria fresca, di varia intensità e direzione.

Coordinate da catasto FST



Creata da: f.catalano 06-10-2021 16:39:32     Ultima modifica: f.catalano 19-10-2021 08:50:13