Titolo relazione
Il Pianoro Carsico di Campovano
Data dell'attivitàDa
     a
Regione/ComuneLazio - Guarcino
Grotta(e)
Partecipanti
Allegati
Materiale utilizzato
Testo relazione




Data: 10 luglio 2016

Luogo: Campo Catino, Guarcino (Fr)

Località: Campovano, La Monna

Partecipanti: Marco Topani, Monica Falcinelli, Alessandro Rossi, Martina Nibbio, Federica Cocchi, Fabio Tarini, Manuela Sbarra, Pino Mazzulli e Pietro Cortellessa

Descrizione: Il pianoro carsico di Campovano e La Monna, da Campocatino. L’uscita odierna trae origine dall’incontro avvenuto alcune settimane fa, "in quota", nei pressi del campo carsico di Campovano, tra Marco & family, mentre salivano verso la Monna partendo dalla stazione sciistica di Campocatino e due vecchie guardie della speleologia laziale, Gianluca Sterbini, detto Bibò, e Tarcisio Verdecchia del Gruppo Speleologico Ciociaro del C.A.I. di Frosinone intenti nell’operazione denominata "Open Cave". Si tratta di un progetto molto ambizioso nato alcuni anni fa con l’obiettivo di dar vita a una nuova frontiera esplorativa di alta quota in un ambito territoriale, come quello degli Ernici, con potenzialità enormi. Infatti nel pianoro di Campovano, seppur privo di carsismo ipogeo, grazie alle caratteristiche geomorfologiche del territorio e al fatto di essere un grandissimo bacino di assorbimento (continui monitoraggi in condizioni e stagioni diverse hanno confermato questo andamento), anni orsono, si sono determinate alcune aperture che tutt’ora sono oggetto di scavi. Inoltre considerando che Campovano si trova a monte del grande sistema del Gresele-Vermicano, questo rende ancora più interessante l’attività in corso. In uno spazio poco più grande di un campo di calcio si concentra l’attività con 5 ingressi scavati che hanno dato vita ad alcune formazioni ipogee, delle quali, tre, sono oggetto di particolare attenzione da parte del gruppo. L’abisso Cianetti-Zampighi, l’Abisso dei Vecchi e al "61" a detta dei protagonisti potrebbero regalare grandi soddisfazioni diventando gli ingressi in quota delle grandi cavità degli Ernici. Ci dividiamo in due gruppi: Monica, Alessandro, Martina, Federica e Fabio rimangono operativi in azioni di scavo; Marco, Pino, Manuela e il sottoscritto si avviano verso il Monna alla ricerca del "buco" che Marco vide molti anni fa. Le foto che seguono, nel testimoniare alcuni aspetti di una giornata bella e faticosa, chiudono questa breve relazione. L’augurio, soprattutto da parte loro, viste anche le esigue forze in campo, è che la collaborazione odierna continui in futuro perché tutti i Gruppi del Lazio possano essere protagonisti di questa storia. A seguire una breve descrizione del percorso che conduce fino al Monna. Le foto sono tratte da internet. Giunti a Campo Catino si parcheggia nell’ampio piazzale dal quale parte una carrareccia che costeggiando sulla destra la Piana di Campo Catino segue a mezzacosta un percorso che sale in direzione del Peschio delle Cornacchia (m. 1983); altri 30 minuti e si giunge ad una sella ove c’è un bivio: verso sinistra si scende rapidamente, sempre seguendo la carrareccia, verso la Fonte Pozzotello e il Monte Crepacuore. Invece di scendere alla fonte, si prosegue sulla sterrata che, prima in moderata salita poi in breve discesa, si dirige verso il pianoro di Campovano. Qui giunti (1.00 ore circa dalla partenza) ed attraversato il pianoro seguendo il sentiero che si snoda a sinistra della conca del Campovano, si risale iniziando un lungo tratto a saliscendi che tocca tutte le creste sommitali in direzione del Monte Fanfilli e del Monte Monna. Si tratta di uno dei percorsi più belli del comprensorio del Monti Ernici, in un ambiente selvaggio ed incontaminato e con panorami a 360° verso i Monti Simbruini, la Piana di Avezzano, la Majella ed i monti del Parco Nazionale d’Abruzzo. Il sentiero attraversa il suggestivo e roccioso Passo del Diavolo, risale brevemente sul Monte Fanfilli (m. 1952), scende ancora alla piccola sella fra quest’ultimo e la Monna e poi affronta l’ultimo e poco faticoso tratto di ascesa alla vetta del Monte La Monna (m. 1952) da dove la visione d’insieme dei Monti della Ciociaria e dell’Abruzzo ripaga ampiamente delle energie spese.

Pietro Cortellessa







Creata da: p.cortellessa 12-07-2016 14:03:24     Ultima modifica: p.cortellessa 12-07-2016 14:13:52